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Due pugni con la scritta "Stop Hate".

Discriminazione & odio in rete

Le discriminazioni e manifestazioni di ostilità nei confronti di singole persone o gruppi fanno leva su diverse caratteristiche, come l’origine, il colore della pelle, il sesso, l’orientamento sessuale, l’appartenenza religiosa o le convinzioni personali. Internet è un terreno molto fertile per questo genere di esternazioni, poiché la mancanza di un interlocutore fisico ha un effetto disinibitorio. Inoltre, i contenuti d’odio catturano più attenzioni e di conseguenza vengono maggiormente diffusi. I bambini e i giovani devono imparare a riconoscere quando un comportamento diventa diffamatorio e discriminatorio e come bisogna reagire a insulti, ostilità, odio e shitstorm. Da parte loro, i genitori possono aiutare i figli ad assumere una posizione chiara di fronte a questo fenomeno e a combattere attivamente le discriminazioni.

24%
DEI BAMBINI E DEI RAGAZZI TRA I 9 E I 16 ANNI È GIÀ STATO DISCRIMINATO ONLINE (EU KIDS ONLINE: SVIZZERA 2019).
5%
DEGLI ALLIEVI HA SPEDITO IN PRIMA PERSONA CONTENUTI VOLTI A ISTIGARE ALL’ODIO (EU KIDS ONLINE: SVIZZERA 2019).
29%
DELLE RAGAZZE E DEI RAGAZZI TRA GLI 11 E I 16 ANNI HA GIÀ LETTO COMMENTI UMILIANTI O VOLTI A ISTIGARE ALL’ODIO, DIRETTI CONTRO SINGOLE PERSONE O DETERMINATI GRUPPI (EU KIDS ONLINE: SVIZZERA 2019).
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Buono a sapersi

Discriminazione, discorsi d’odio, shitstorm: di cosa si tratta?

Si parla di discriminazione quando singole persone o gruppi vengono penalizzati rispetto ad altri a causa di caratteristiche specifiche. In Svizzera il divieto di discriminazione è sancito dalla Costituzione federale: «Nessuno può essere discriminato, in particolare a causa dell’origine, della razza, del sesso, dell’età, della lingua, della posizione sociale, del modo di vita, delle convinzioni religiose, filosofiche o politiche, e di menomazioni fisiche, mentali o psichiche.»

La discriminazione si manifesta con parole o atti concreti. Si distingue fra discriminazione diretta, indiretta e multipla. La discriminazione diretta è rivolta esplicitamente contro determinate persone. Vi è discriminazione indiretta quando una regolamentazione intesa come neutrale si ripercuote negativamente su un gruppo di persone nel momento in cui viene attuata. Nel caso della discriminazione multipla, la disparità di trattamento si basa su più caratteristiche (fonte: Human Rights Watch, Commissione federale contro il razzismo).

Nel contesto della discriminazione violenta si parla anche di «crimine d’odio» (hate crime) quando un reato è motivato da odio o disprezzo nei confronti di persone o gruppi di persone e finalizzato alla loro esclusione (fonte: Servizio per la lotta al razzismo). 

Il termine «discorsi d’odio» (hate speech) comprende tutte le forme d’espressione che propagano, fomentano, promuovono o giustificano il razzismo, il sessismo, l’antisemitismo ecc. e sono dirette contro persone o gruppi. Anche il → ciberbullismo può rappresentare una forma di discorso d’odio. Le persone o i gruppi oggetto di tali discorsi vengono offesi, emarginati o discriminati. In casi estremi l’intenzione può addirittura essere quella di scatenare violenza contro le vittime. I discorsi d’odio compaiono spesso nei commenti postati su reti sociali come Facebook, Instagram o Twitter, su servizi di messaggistica istantanea o su forum, blog, siti web e portali video come YouTube.

 

Il termine «shitstorm» indica una vera e propria valanga di commenti negativi e critici su media sociali, blog o altre piattaforme online, che spesso sono offensivi, aggressivi o minacciosi.

 

Quali forme di discriminazione esistono?

Il razzismo è un’ideologia che categorizza e gerarchizza gli esseri umani in base alla loro appartenenza etnica, nazionalità o religione. Le persone non sono considerate in quanto individui, ma come membri di gruppi pseudo-naturali con caratteristiche ritenute immutabili. Questo giudizio si basa non solo su caratteristiche esteriori, ma anche e soprattutto su aspetti relativi alla situazione socio-economica o al livello d’istruzione, che sono «spiegati» come biologicamente dati con l’appartenenza etnica, culturale o religiosa (fonte: Servizio per la lotta al razzismo).

 

Il termine «ostilità antimusulmana» designa un atteggiamento di rifiuto nei confronti di musulmani o di persone che sono percepite come tali. Nell’ostilità antimusulmana possono confluire elementi di rifiuto nei confronti di persone originarie di determinati Paesi (islamici), di società considerate patriarcali o misogine o della pratica fondamentalistica della fede. L’ostilità verso i musulmani si manifesta per esempio in forma di discriminazione nel settore della formazione, nella vita professionale o nei rapporti con le autorità, ma può estendersi fino a forme di attacchi violenti e attentati a moschee o altri tipi di centri islamici (fonte: Servizio per la lotta al razzismo).

 

L’antisemitismo (o ostilità antiebraica) designa un atteggiamento di rifiuto nei confronti delle persone che si definiscono ebree o sono percepite come tali. Il termine è usato oggi come iperonimo e in parte anche come sinonimo di tutti gli atteggiamenti antiebraici. L’antisemitismo include, da un lato, reati o dichiarazioni di matrice razzista contro persone di fede ebraica o istituzioni ebraiche e, dall’altro, convinzioni ostili, pregiudizi o stereotipi chiaramente o vagamente riconoscibili nella cultura o nella società e finalizzati a denigrare o svantaggiare gli Ebrei e le loro istituzioni (fonte: Servizio per la lotta al razzismo). 

 

Nel razzismo contro i neri l’atteggiamento di ostilità o rifiuto, e l'attribuzione di caratteristiche negative, è focalizzato esclusivamente sul colore della pelle. Questa forma di razzismo trae origine dall’ideologia razzista impostasi nel XVII e XVIII secolo a giustificazione dei sistemi di potere coloniali e dello schiavismo. Oggi in Svizzera ne sono vittima gruppi di popolazione molto diversi tra loro (svizzeri con antenati provenienti dall’Africa, dal Nordamerica o dal Sudamerica e immigrati). Al contrario degli atteggiamenti e dei comportamenti razzisti fondati sulla (presunta) religione o cultura di altre persone, il razzismo contro i neri si basa su caratteristiche visibili e immutabili. Sono decisive soltanto le caratteristiche esteriori e il colore della pelle. Non conta se una persona vive in Svizzera da generazioni o è appena arrivata, se è ben integrata o meno (fonte: Servizio per la lotta al razzismo). 

 

L’antiziganismo (da zingaro) è un concetto coniato in analogia all’antisemitismo per designare l’atteggiamento ostile e caratterizzato da stereotipi negativi nei confronti delle persone e dei gruppi di persone etichettati come «zingari» (Jenish, Sinti, Rom e altri), indipendentemente dal fatto che conducano una vita nomade o meno. Il termine è contestato, in quanto contiene la designazione «zingaro», da molti concepita come razzista.

 

Per sessismo s’intende ogni forma di discriminazione, sfruttamento e violenza basata sul genere. Le donne sono spesso al centro dell’attenzione quando si discute di questo fenomeno, ma ne sono vittima anche gli uomini e, in particolare, i trans e gli intersessuali per via della loro identità di genere (v. Ostilità anti LGBTIQ*).

 

L’acronimo LGBTIQ* sta per «lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali, queer*» e comprende tutte le persone che divergono dall’eteronormatività in termini di orientamento sessuale (omosessualità e bisessualità), identità di genere (transessualità) e/o altri aspetti del loro modo di vivere (queer*), nonché le persone che presentano caratteristiche anatomico-fisiologiche sia maschili che femminili (intersessualità).

Non è possibile affermare con precisione in che misura le persone appartenenti alla comunità LGBTIQ* siano vittime di discriminazione, poiché spesso anche le fattispecie di rilevanza penale non vengono denunciate e ad oggi la polizia non ha allestito una statistica sui crimini d’odio contro queste persone. Il centro di consulenza LGBT+ Helpline per le vittime di discriminazione sessuale ha registrato 92 casi nel solo 2021.

Anche le persone con una disabilità fisica, mentale o psichica possono essere discriminate o messe in una situazione di svantaggio nella loro vita quotidiana. Nello specifico può trattarsi di limitazioni all’autodeterminazione e alla partecipazione sociale dovute a ostacoli di tipo normativo, sociale o pratico, come anche di disparità di trattamento nella formazione o nel mondo del lavoro.

 

Attenzione

I limiti della libertà di espressione sono oltrepassati quando si viola la dignità umana o si incita alla violenza.

Discriminazione e discorsi d’odio in rete

Internet, che permette di esprimersi pubblicamente senza svelare la propria identità, è un terreno particolarmente fertile per la diffusione di messaggi discriminatori e volti a istigare all’odio. In rete i freni inibitori sono più bassi che nella vita reale e si hanno meno remore a postare commenti d’odio o mettervi un «like».

Negli ultimi anni la Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo (GRA) ha osservato un notevole aumento dell’odio su Internet. I casi che diventano di dominio pubblico sono spesso quelli che coinvolgono personalità note, come politici o personaggi dello spettacolo. A titolo di esempio, quando il conduttore della rete televisiva SRF Sven Epiney ha fatto una proposta di matrimonio al suo compagno in diretta televisiva, nei media online si sono dovuti cancellare numerosi commenti omofobi. 

Un altro esempio di come funziona l’istigazione all’odio in rete è dato dai talent show e dai relativi siti di ammiratori dei partecipanti, poiché su di essi si radunano regolarmente comunità di giovani hater. Andreas Zick, studioso di conflitti tedesco, ritiene che il bisogno di distinguersi in quanto gruppo e di provare emozioni che creano un legame faccia parte del processo di ricerca dell’identità dei giovani. Così spiega anche la dinamica dei discorsi d’odio, di cui evidenzia i motivi seguenti:

  • desiderio di appartenenza
  • influenza, potere e controllo
  • desiderio di capire il mondo (attraverso spiegazioni semplici)
  • aumento dell’autostima
  • fiducia / sfiducia

Secondo un’indagine condotta dall’Ufficio federale di statistica, negli ultimi cinque anni il 28 per cento della popolazione ha subìto una forma di discriminazione. I casi più frequenti si riscontrano nella ricerca di un impiego e nella vita professionale (Indagine sulla convivenza in Svizzera, 2019). Per esperienza si sa che il numero di casi non segnalati è molto elevato. Inoltre le discriminazioni non sono sempre chiaramente identificabili come tali. Un rapporto sulle pari opportunità nel sistema educativo evidenzia ad esempio che i giovani stranieri hanno molte più difficoltà degli svizzeri a trovare un posto di tirocinio dopo la scuola dell’obbligo. Le cause sono controverse (Equity – Diskriminierung und Chancengleichheit im Bildungswesen, 2015, disponibile anche in francese).

Per quanto concerne le discriminazioni su Internet, nel suo rapporto del 2017 il Servizio per la lotta al razzismo rileva «una forte crescita degli episodi razzisti», specialmente nei media sociali, nei commenti dei lettori sui giornali online e nei blog di privati, dove «certi tabù scompaiono e le parole sono disinibite a tal punto da trasformarsi in vere e proprie istigazioni all’odio».

Secondo la statistica sulle consulenze alle vittime di reati in Svizzera, il motivo di discriminazione più frequente è il razzismo nei confronti dei neri. Si osserva inoltre un aumento dei casi di ostilità verso i musulmani (Discriminazione razziale in Svizzera. Rapporto del Servizio per la lotta al razzismo 2017).

Molti adolescenti in Svizzera sono testimoni o vittime di discriminazioni e discorsi d’odio in rete. Secondo un sondaggio della ZHAW, circa la metà dei giovani tra 12 e 19 anni si imbatte regolarmente in commenti d’odio online (da più volte alla settimana a più volte al giorno). Provocazione, insulto/offesa, frustrazione ed esercizio del potere sono i motivi che più spesso i giovani associano ai commenti di incitamento all’odio. Quasi tutti i giovani (94 %) considerano vili i commenti di incitamento all’odio anonimi. La reazione emotiva più comune ai messaggi d’odio in Internet è la rabbia, seguita dall’indignazione e dalla tristezza (JAMESfocus, 2021).

In un altro sondaggio (EU Kids Online: Svizzera 2019), il 42 per cento degli intervistati di 15–16 anni ha indicato di essere già stato denigrato o discriminato in rete per motivi quali l’aspetto, l’origine, la vita sentimentale, le opinioni espresse o il comportamento. Tra i bambini di 9–10 anni, questa percentuale sfiora il 10 per cento. Il 5 per cento delle ragazze e dei ragazzi tra gli 11 e i 16 anni ha dichiarato di aver postato commenti o inviato messaggi umilianti o volti a istigare all’odio. I risultati del sondaggio suggeriscono inoltre che spesso i bambini e i giovani non sanno riconoscere un discorso d’odio e che tendenzialmente non ne parlano volentieri.

In Svizzera non sono disponibili dati sulla discriminazione e sulla violenza contro le persone appartenenti alla comunità LGBTIQ*. Si stima però che negli ultimi cinque anni il 30 per cento di esse abbia subìto minacce o violenza dentro o fuori casa (fonte: LGBT+ Helpline). Stando ai risultati di un sondaggio svolto tra giovani queer tedeschi, le esperienze di discriminazione più frequenti sono vissute in rete: oltre l’80 per cento degli intervistati ha infatti dichiarato di essere già stato oggetto di insulti o battute (fonte: studio «Queere Freizeit», 2019).  

Chi incita alla violenza o lede la dignità umana di altre persone è punibile. Quali basi giuridiche vanno menzionate la Costituzione federale, le norme penali in materia di discriminazione razziale, ingiuria, calunnia, diffamazione o minaccia e le norme del Codice civile sulla protezione della personalità. Panoramica delle fattispecie di discriminazione:

Per maggiori informazioni sui contenuti e sugli atti penalmente rilevanti in rete si rinvia alla rubrica → Reati perseguibili.

 

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A cosa prestare attenzione?

  • Rispettare le regole basilari di sicurezza e protezione della sfera privata: non rendere pubblici dati privati in rete e impostare il profilo sui media sociali in modo tale che le immagini sulle quali si viene taggati vengano pubblicate solo se vi si acconsente.
  • Non condividere opinioni senza riflettere.
  • Trattare gli altri con rispetto e soprattutto evitare commenti aggressivi od offensivi in rete.
  • Mettere al sicuro i mezzi di prova mediante screenshot (con indicazione di data, ora e URL).
  • Chiedere aiuto ai genitori, a un’altra persona di fiducia o a un servizio di consulenza (per i contatti si rimanda alla rubrica à Ulteriori informazioni utili).
  • Non reagire alle discriminazioni e alle manifestazioni di ostilità.
  • In caso di discorsi d’odio, prendere posizione con fermezza ma restando obiettivi: «questo discorso è razzista», «questo discorso è sessista» ecc.
  • Bloccare la persona e segnalarla al provider.
  • Se possibile, cancellare le foto o i video offensivi o farli cancellare dal provider (dopo aver raccolto e messo al sicuro i mezzi di prova).
  • Sporgere denuncia presso la polizia entro tre mesi dall’accaduto. Si consiglia in ogni caso di rivolgersi a un servizio di consulenza.
  • Mettere al sicuro i mezzi di prova (screenshot ecc.) e farli avere agli interessati.
  • Intervenire quando altri sono vittima di discriminazioni e manifestazioni d’odio è una dimostrazione di coraggio civile. Non si dovrebbe stare a guardare senza reagire e in ogni caso mai alimentare quanto accade.
  • Cercare aiuto per le vittime.
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Cosa possono fare i genitori?

  • Specialmente per i bambini è difficile capire dove finiscono lo scherzo e l’ironia e dove iniziano l’offesa e la discriminazione. È dunque importante cercare il dialogo con i figli e spiegare quando un contenuto è problematico (per esempi concreti si rimanda alla rubrica → Ulteriori informazioni utili).
  • Spiegare ai bambini e ai giovani che ci sono leggi da rispettare e che chi posta commenti offensivi, discriminatori o intrisi d’odio è perseguibile penalmente.    

Incoraggiare i figli a reagire di fronte a una discriminazione o un post di odio.

Una possibilità in tal senso è la cosiddetta contro-narrativa, che permette di ribattere esplicitamente a discriminazioni e manifestazioni di ostilità con argomentazioni oggettive. Si consiglia ai genitori di farlo insieme ai figli.

ll nostro → tema centrale «Estremismo e radicalizzazione» fornisce informazioni più dettagliate ed esempi concreti.

 

Gli stereotipi sono molto presenti nella pubblicità, nei video musicali e in altri contenuti mediali. Si consiglia ai genitori di discutere con i figli su come le persone vengono rappresentate e sul messaggio che viene trasmesso.

Il confine tra stereotipi e pregiudizi (idee preconcette negative) non è sempre così netto. Quando una rappresentazione è offensiva? È utile discuterne per sensibilizzare i bambini e i giovani.

  • I cambiamenti di comportamento possono essere segno che vostro figlio è vittima di commenti discriminatori od offensivi (→ ciberbullismo).
  • È importante prestarvi attenzione: vostro figlio si chiude in se stesso? Sembra preoccupato o è aggressivo? Ha problemi di salute o le sue prestazioni scolastiche peggiorano?
  • Si consiglia di rivolgersi a un servizio di consulenza → Ulteriori informazioni utili
  • Cercare di capire i motivi del suo agire, mettendo comunque bene in chiaro che il suo comportamento è inaccettabile e, a seconda dei casi, persino punibile.
  • Invitare il bambino o il giovane a cambiare prospettiva e a mettersi nei panni della vittima.
  • Cercare il dialogo e identificare insieme a lui i comportamenti rispettosi (nel mondo reale e in quello virtuale).
  • Parlare delle conseguenze dei suoi comportamenti. Che cosa può fare per rimediare all’errore?  
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Ulteriori informazioni utili

In generale

  • Il progetto osservatorio agor@ fornisce informazioni sull'odio online e permette di segnalare varie tipologie di contenuti che incitano all'odio.
  • Il centro nazionale per la cibersicurezza NCSC offre un servizio per segnalare contenuti sospetti trovati online tramite un modulo di comunicazione.
  • 147.ch – Consulenza & aiuto per bambini e giovani

 

Discriminazione razziale

 

Discriminazione in base all’identità di genere o all’orientamento sessuale

 

Discorsi d'odio e coraggio civile


L'elenco non è esaustivo.

In generale

  • Il progetto osservatorio agor@ fornisce informazioni sull'odio online e permette di segnalare varie tipologie di contenuti che incitano all'odio. 

 

Discriminazione


Discorsi d'odio


Discriminazione razziale

 

Discriminazione in base all'identità di genere o all'orientamento sessuale

  • «Sei sempre tu» – guida informativa per adulti su omosessualità e varianza di genere (Associazione di genitori, parenti e amici di persone LGBT)
  • Sessismo – esempi su sito «LetteraDonna»
  • Libri a tema LGBT: 

 

Video di prevenzione

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