Ricerca

Due ragazze adolescenti si scattano un selfie.

SadTok, thinfluencer, coach pro-ana: gli aspetti pericolosi dei media sociali

Le piattaforme sociali come TikTok e Instagram sono molto amate dai giovani. Ma non tutto ciò che viene mostrato e offerto è divertimento. Gli utenti possono entrare facilmente in una pericolosa spirale negativa o essere contattati da persone che sfruttano una situazione di difficoltà.

Le piattaforme sociali come TikTok e Instagram sono molto amate dai giovani. Questi si lasciano ispirare dagli influencer o guardano video di intrattenimento. Ma non tutto ciò che viene mostrato e offerto è divertimento. Disturbi alimentari, autolesionismo e suicidio sono temi ampiamente diffusi e gli utenti possono entrare facilmente in una pericolosa spirale negativa o essere contattati da persone che sfruttano una situazione di difficoltà.

Iniziamo con un fenomeno che negli ultimi tempi sempre più spesso torna alla ribalta sui media: SadTok o PainTok. Si tratta di sottocategorie di TikTok, la piattaforma video che attira milioni di persone in tutto il mondo grazie a brevi videoclip. Su TikTok si trovano principalmente canzoni e balletti alla moda, video divertenti di animali, esperimenti creativi e sfide disgustose. In breve: tutto ciò che offre una forma di divertimento.

In tempi brevissimi vengono mostrati quasi esclusivamente video di questo genere e generalmente con intensità sempre maggiore.

Bettina Bichsel

Dalle pene d’amore al desiderio di morte

Vi sono però anche altri tipi di video. Tristi (in inglese «sad») per esempio: di persone che soffrono per amore, che si sentono incomprese oppure disperate o abbattute di fronte agli avvenimenti nel mondo. Da questi deriva l’abbreviazione SadTok.

L’altra sottocategoria, PainTok, rimanda invece a contenuti che riguardano il dolore fisico o psichico (dalla parola inglese «pain»). Uno dei temi affrontati è ad esempio l’autolesionismo: vengono mostrate cicatrici e nei commenti si discute su come tenere nascoste le ferite. Altri postano video sui loro problemi psichici, su depressione e pensieri di suicidio.
 

L’algoritmo potenzia le dinamiche negative

Il problema con TikTok è che in larga misura è un algoritmo a decidere quali video mi vengono mostrati in qualità di utente. Se guardo un video fino alla fine, ci metto un like o un commento, lo condivido o lo guardo più volte, il sistema se ne accorge e mi propone sempre più spesso video con contenuti simili.

Diversi media (come il Wallstreet Journal, der Spiegel, BR Data e Puls Reportage o il canale YouTube «So Many Tabs») hanno creato profili di test per simulare come funziona l’algoritmo. In tutti i casi la conclusione è stata la stessa: se ci si interessa a video di PainTok o SadTok, in tempi brevissimi vengono mostrati quasi esclusivamente video di questo genere e generalmente con intensità sempre maggiore. Se ad esempio inizialmente si è messo un like a una canzone malinconica e a un video sulle pene d’amore, nel feed sono improvvisamente comparsi contributi incentrati sull’odio di sé, sull’autolesionismo e su pensieri accennati di suicidio. Sono emersi anche video in cui gli interessati parlavano in modo positivo della loro guarigione o in cui venivano mostrate possibilità di terapia e aiuto, ma in misura molto minore.

I giovani fragili e con malattie psichiche sono particolarmente a rischio

TikTok indica nelle sue linee guida della community che «i contenuti che ritraggano suicidi, ideazioni suicidarie o che potrebbero incoraggiare il suicidio o altri comportamenti autolesionistici» vengono rimossi e sottolinea che negli ultimi mesi sono già stati trattati milioni di contenuti simili. Inoltre, gli utenti che cercano esplicitamente parole chiavi di questo genere ricevono suggerimenti per contattare una hotline o altri servizi di aiuto. Tuttavia sulla piattaforma sembrano circolare costantemente innumerevoli video di questo tipo con un elevato numero di like.

I giovani che soffrono di problemi psichici o stanno attraversando una fase delicata possono rimanerne impressionati ed entrare in una spirale negativa.

Le dinamiche sono le stesse che per tutti gli altri influencer: i fan vogliono emulare i loro idoli.

Bettina Bichsel

Quando l’anoressia viene esaltata

Lo stesso pericolo sussiste per il tema dei disturbi alimentari. Anche in questo ambito i media sociali possono avere un ruolo importante sia nel bene (quando gli interessati trovano aiuto) che nel male. Su Instagram si trovano ad esempio numerosi profili principalmente di ragazze e giovani donne straordinariamente magre che celebrano la loro perdita di peso. In questi casi si parla di «thinfluencer». Non di rado hanno una notevole schiera di follower. E le dinamiche sono le stesse che per tutti gli altri influencer: i fan vogliono emulare i loro idoli.

Ma non solo: anche qui entrano in gioco gli algoritmi, come dimostrato da uno studio (in inglese) effettuato da un gruppo di ricerca di Reset. Su un account falso sono state postate le foto di una ragazza anoressica. Da parte di Instagram vi sono stati proposti, oltre a collegamenti con profili di altre ragazze e donne (troppo) magre, anche consigli per la dieta e pubblicità di pillole per perdere peso. E sebbene l’account non fosse più stato utilizzato attivamente per un paio di giorni, il numero dei follower cresceva costantemente. I ricercatori hanno quindi dedotto che Instagram continuava a proporre il profilo ad altri utenti. Criticano inoltre il fatto che la piattaforma sociale non intervenga in maniera sufficientemente veemente contro i contenuti che violano le sue linee guida, rimuovendo ad esempio i contenuti che esaltano i disturbi alimentari o danno consigli in merito.

Coach pro-anoressia: un pericoloso abuso di potere

Un altro pericolo scoperto con l’esperimento sono i cosiddetti «coach pro-anoressia» o «coach pro-ana». Si tratta di uomini che attraverso profili singoli o in gruppi privati (p. es. su WhatsApp o Instagram) cercano contatto con le vittime. Promettono di aiutarle a dimagrire e chiedono in cambio foto, spesso con contenuti sessualizzati. Sfruttano la loro posizione di potere, offendono, stabiliscono regole, minacciano di punizioni in caso di inadempimento o ricattano ragazze e giovani donne con le foto ottenute da loro stesse che le vedono ritratte in bikini o biancheria intima. Il canale televisivo «Bayerische Rundfunk» ha mostrato in un servizio quanto in fretta si viene contattati anche a questo proposito. In Svizzera gli operatori del settore non sono ancora a conoscenza di casi di ragazze anoressiche che abbiano parlato di un loro confronto con un coach pro-ana. Il motivo potrebbe però anche essere che è un tema di cui ci si vergogna e per le vittime non è facile parlarne.
 

Non ignorare i cambiamenti di comportamento e parlarne

Non vogliamo demonizzare TikTok, Instagram o altre piattaforme. È però importante sapere che sui media sociali esistono pericoli da cui i giovani devono proteggersi. In qualità di genitori e adulti di riferimento potete aiutarli a farlo.

  • Prestate attenzione e osservateli per riconoscere cambiamenti di comportamento. Discutetene e cercate di capire: «Mi sembri spesso abbattuto/a. Cosa ti opprime?»
  • Interessatevi alle attività online dei vostri figli. Informatevi sul tipo di video che guardano, con chi parlano e chi seguono.
  • Se notate video o chat di gruppo che diffondono contenuti pericolosi per la salute, parlatene con i vostri figli e segnalate il video o il gruppo al fornitore del servizio.
  • Discutete anche di come funzionano gli algoritmi e spiegate l’importanza di interessarsi a temi differenti. 
  • Non esitate inoltre a ricorrere a un aiuto professionale. Talvolta per i giovani è più semplice parlare con una persona neutrale. Tra i possibili interlocutori vi sono 147 (Pro Juventute) e feel-ok.ch (solo in tedesco).

Bettina Bichsel è giornalista e redattrice. Tra le sue varie attività, scrive anche per il blog di Giovani e media.