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Un'animatrice che spiega qualcosa ai bambini sul suo smartphone.

«La prospettiva della vittima non viene considerata»

I video violenti che circolano tra i giovani sono un tema che occupa costantemente la polizia. Come possiamo sensibilizzare i giovani?

Parliamo di esecuzioni, pornografia estrema, tortura di animali o pestaggi filmati personalmente. I video violenti che circolano tra i giovani sono un tema che occupa costantemente la polizia. Spesso dietro di essi si nasconde una mancanza di riflessione. Come possiamo sensibilizzare i giovani e far capire loro che con questi video brutali si rendono punibili per legge?

Due esempi pratici:

  1. Un dodicenne riceve da un amico un video in cui alcuni animali vengono torturati. Lo invia nella chat di classe, motivo per il quale i genitori di un compagno si rivolgono alla polizia.
  2. Un apprendista sedicenne filma con il suo smartphone i suoi amici che attaccano e picchiano un altro ragazzo. Invia il video a un conoscente. Anche lui viene denunciato.

Le descrizioni sono fornite da Patrick Killer, responsabile della magistratura dei minorenni della Città di Zurigo, che si trova regolarmente confrontato con casi legati a video violenti, ossia video che secondo l’articolo 135 del Codice penale «mostrano con insistenza atti di cruda violenza verso esseri umani o animali e pertanto offendono gravemente la dignità umana». Killer sottolinea che una persona è già punibile quando questi video sono presenti sul suo smartphone, ovvero quando qualcuno mi invia un video e io non lo cancello. L’atto è ancora più grave se mostro un video, lo inoltro a terzi, lo pubblico in una chat di gruppo o, come nel caso del filmato del pestaggio, lo produco io stesso.
 

Bettina Bichsel è giornalista e redattrice. Tra le sue varie attività, scrive anche per il blog di Giovani e media.