TV, tablet & co attirano i bambini come calamite. Si divertono a guardare immagini in movimento, ad ascoltare storie e a giocare. Durante l'unità didattica, i bambini parlano con il burattino del loro utilizzo dei media, giocano attivamente con un cartone animato e imparano giocando la differenza tra realtà e finzione.
Obiettivi di apprendimento: Gli alunni possono avere uno scambio di opinioni relativamente alle loro esperienze con i media e parlare dell'utilizzo dei media. Si rendono conto che esistono alternative ai media con schermo che sono altrettanto divertenti e interessanti e capiscono che nei film non è tutto vero.
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Il nostro sviluppo non dipende semplicemente dalla natura. In ogni tappa della nostra vita accumuliamo esperienze ed elaboriamo quanto ci accade: è così che impariamo e che affermiamo la nostra unicità. Tra tutte le peculiarità che ci differenziano gli uni dagli altri, tuttavia, c’è qualcosa di sostanzialmente identico: le sfide che tipicamente ci poniamo noi esseri umani. Questo è il principio alla base del modello a stadi dello sviluppo psicosociale, pubblicato dallo psicologo Erik H. Erikson nel 1966. Secondo tale modello, ogni fase della vita è caratterizzata da un preciso conflitto.
Ogni conflitto costituisce una sfida: chi lo risolve compie un passo avanti nel proprio sviluppo, chi non lo risolve non è ancora pronto per lo stadio successivo. Secondo Erikson, nella tarda adolescenza e nella prima età adulta l’individuo sviluppa un’identità stabile, e cioè conosce il proprio ruolo e i propri compiti all’interno della società e provvede al relativo adempimento. L’identità, pertanto, coincide anche con la realizzazione personale. Su questa solida base si costruiscono le fasi di sviluppo successive.
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A lungo si è creduto che il nostro cervello fosse pienamente sviluppato all’età di dodici anni. Oggi sappiamo che nella pubertà ha luogo una rivoluzione che dura diversi anni. Il passaggio da bambino ad adulto provoca un caos sia nel cervello sia nel corpo.
Quando gli adulti chiedono a bambini e giovani di essere maggiormente responsabili, la richiesta cade perlopiù nel vuoto. Dal profilo anatomico non ne sono ancora capaci; il loro lobo frontale è ancora in fase di sviluppo. È pertanto essenziale che vi siano delle condizioni quadro che consentano ai giovani di allenare autodisciplina, motivazione e il loro metodo di apprendimento. Ed è la funzione di esempio di genitori, insegnanti e società a creare tali condizioni.
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Si gioca da che mondo è mondo. Nel corso dell’evoluzione, il gioco si è affermato non solo tra i bambini di tutte le culture, ma anche tra i cuccioli della maggior parte dei mammiferi. Invece, non sembra più trovare posto nel nostro mondo «funzionale». Perché il gioco produce prevalentemente divertimento.
Molti genitori di bambini piccoli sono disorientati dai giochi digitali, ossia giochi per computer, videogiochi e app. C’è l’app per costruire con i Lego, e il videogioco per curare un animale domestico. Questi giochi non sono assolutamente adatti ai bambini sotto i 3 anni. A questa età sono troppo piccoli per lo schermo; il contatto con le persone di riferimento è fondamentale per lo sviluppo cerebrale. L’alfabetizzazione mediatica deve riguardare bambini più grandi e ragazzi. Dopo i 3 anni, nulla vieta l’interazione limitata con media digitali e videogiochi, accompagnati da un adulto, almeno fino ai 5 anni. Bambini più grandi e ragazzi possono giocare anche da soli, purché siano stati concordati tempi e tipo di gioco.
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La convivenza di tutti noi si basa sostanzialmente sulla fiducia. All’inizio del secolo scorso, il filosofo statunitense William James ha definito il concetto di verità: consideriamo vero ciò che rappresenta un vantaggio, ossia non prestiamo sempre attenzione ai fatti quando crediamo a qualcosa, ma prendiamo per vero ciò che si adatta al nostro mondo.
Cosa succede quando qualcuno mente intenzionalmente? Oggi è particolarmente facile ingannare milioni di persone online: le bugie ben architettate non sono affatto emplici da smascherare. È pertanto importante che i bambini e i giovani imparino a riconoscere le bugie e a proteggersi da queste – è un’arte che devono imparare. Qual è la motivazione che si cela dietro a un video? Quali mezzi utilizza un testo per influenzare la nostra percezione? Non basta leggere articoli, guardare video, ascoltare podcast – solo chi capisce i contenuti può utilizzarli a proprio beneficio.
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